Dimensions:
cm 102x32x38; dimensioni della base lignea dorata cm 110x34,5
Firmata in un cartiglio al retro della carrozza “L. Fabris”.
Una dama con un sontuoso abito stringe in entrambe le mani un mazzo di fiori. Siede in una carrozza verde e oro le cui pareti interne ed il tettuccio sono decorati con serti floreali dentro riserve a losanga verdi.
L’esterno della carrozza nei tre riparti del lato è istoriato con una Venere che danza con due putti mentre agli altri lati , rispettivamente, con tre putti danzanti.
La parte inferiore della carrozza termina con un uno stemma nobiliare (nel quale è la firma del Fabris) contornato da due aquile dorate con le ali spiegate. Un cocchiere in livrea gialla e tricorno nero con decori in oro reca in mano una frusta e le briglie di due cavalli bianchi con finimenti verdi, quest’ultimi separati dalla parte anteriore della carrozza che finisce con una testa leonina in oro.
Il tutto poggia su una base lignea ed è racchiuso in una teca con relativi supporti da parete in legno intagliato e dorato.
Fabris si formò presso il Regio Istituto di Belle Arti di Venezia tra il 1905 e il 1906, sotto la guida di Antonio Dal Zotto. Nel 1912, dopo un periodo di insegnamento a Ponte di Legno, rientrò a Bassano per insegnare nella Scuola di Disegno e rilevò la Premiata Fabbrica Maioliche Artistiche del Prof. Raffaele Passarin, elaborando i suoi primi modellini di ceramica. Nel 1916, a causa di un bombardamento aereo che colpì Bassano durante la prima guerra mondiale, decise di trasferirsi a Milano. Nella città lombarda Fabris maturò la decisione di sperimentare la produzione di porcellana. Le prove per la composizione delle materie prime e per le cotture ad alta temperatura vennero superate grazie alla collaborazione del fratello di Raffaele Passarin, ingegnere nei laboratori della Ercole Marelli. Ottenuti i risultati desiderati, Fabris fondò una fabbrica di Porcellane Artistiche in corso Indipendenza 7 a Milano. Disegnò il marchio dell'Ancora rossa e il monogramma del nome per tutelare le proprie opere e sfornò in pochi anni un'ampia varietà di modelli, anche di grandi dimensioni (come quello proposto in asta), cosa rischiosa e inusuale per la porcellana.