Technique:
olio su tela
Dimensions:
cm 144x189
Il dipinto, ambientato con grande probabilità dentro un palazzo di Venezia, città nella quale il cosidetto
pittore de' più pennelli giunse intorno ai venticinque anni ( tra il 1625 ed il 1678 circa) , vuol rappresentare il fastoso banchetto organizzato dal re babilonese Baldassarre, figlio di Nabucodonosor, durante il quale mentre i i suoi dignitari bevevano dai grandi vasi d’oro e dalle suppellettili rubati dal padre al Tempio di Gerusalemme, comparve una mano misteriosa che scrisse accanto ad un candelabro della parete del soffitto tre parole incomprensibili: "Mane, Thecel, Phares".
Soltanto il profeta Daniele, indicato nel dipinto con l'aureola accanto al Re, si mostra capace d’interpretarle come presagi della prossima fine del regno e dello stesso Baldassarre.
Questa è l’interpretazione delle parole che Daniele dà al Re: "Mane - Dio ha fatto il conto del tuo regno e gli ha posto fine"; "Tèchel, tu sei stato pesato con la bilancia e sei stato trovato mancante"., "Phares, il tuo regno è diviso e dato ai Medi e ai Persiani" (Daniele 5,1-30).
Animo artistico dal forte eclettismo, rielaborò gli influssi del padre ( a sua volta influenzato dall'alta epoca olandese di Hans Bock il Vecchio, di Hans Holbein il Giovane ma anche dagli Zuccari manieristi romani) con l'impeto bambocciante delle folle di Callot e la precisione della tradizione incisoria tedesca.
Nell'opera presentata in catalogo si apprezzano tutti gli elementi caratteristici di questa grande eredità artistica.
Una fonte di luce dall’alto rischiara l’ambientazione notturna e rende vividi personaggi, suppellettili e stoffe. Il dettagliativisimo non viene sacrificato a benificio del riempimento: la raffigurazione prospettica del fasto della corte babilonese è dipinta invero con grande minuzia di particolari. La fiamma delle torce è resa ancor più vera da veloci tocchi materici che restituiscono impressioni tattili alla tela - di dimensioni paragonabili alla tradizione del telero veneto.