TITOLO: Veteres de re militari scriptores quotquot extant, nunc primâ vice in unum redacti corpus. 1. Flavii Vegetii Renati institutorum rei militaris libri 5. 2. Sexti Julii Frontini strategematum & strategeticôn libri 4. 3. Claudius Aelianus de instruendis aciebus. 4. Modestus de vocabulis rei militaris. 5. Polybius de militia & castrametatione Romanorum. 6. Aeneae poliorceticus, seu de toleranda obsidione. 7. Incerti auctoris, de re militari opusculum, quod M. Tullio Ciceroni vulgò inscribitur. Accedunt 1. Godescalci Stewechii viri Cl. elaboratissimus in Fl. Vegetium commentarius. 2. Ejusdem conjectanea, Francisci Modii notae in Sex. Jul. Frontinum. 3. Petri Scriverii in Fl. Vegetium & Sex. Jul. Frontinum animadversiones
AUTORE: Vegetius Renatus, Flavius
ANNO: 1670
TIPOGRAFIA: Vesaliae Clivorum : ex officina Andreae ab Hoogenhuysen
DESCRIZIONE: Testo latino in tutto. Tre parti in una. [42] + 510 pp. + incisione pieghevole. [6] + 500 pp. 551-604 pp, illustrato + [50] + 78 pp. Molto stretto, luminoso e nitido. Alcune annotazioni a margine dell'epoca. Copertina rigida molto buona in pergamena coeva con titolo in inchiostro leggibile al dorso.
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· \2!: God. Stewechii Commentarius, ad FlavI VegetI Renati libros, de re militari. Nunc primùm figuris aeneis illustratus. Cui accedunt loca aliquot a Francisco Modio Brug. in Sexto Julio Frontino notata
· \3!: Petri Scriverii Correctionum militarium liber; sive animadversiones in Vegetium de re militari. Primum ex intervallo 25. annorum recensitae atque auctae, & nunc recusae
Storia. L'Epitoma rei militaris (conosciuta anche come De re militari o con il titolo italiano di "L'arte della guerra") è un'opera latin ascritta da Publio Flavio Vegezio Renato verosimilmente nella prima metà del V secolo. L'intento che l'opera si propone è quello di porre rimedio alle difficoltà della macchina militare imperiale attraverso il recupero di schemi tattici e strategici tratti dal repertorio della gloriosa tradizione dell'antica Roma. È dedicata all'imperatore regnante, non specificato, il quale ne aveva sollecitato la continuazione dopo la presentazione del primo libro, che nelle intenzioni originali dell'autore avrebbe dovuto essere l'unico. La data di redazione è incerta: fu scritta certamente dopo il 378 (terminus post quem), anno della battaglia di Adrianopoli e morte dell'imperatore Valente, che viene citato come divus nel testo, e prima del 450 (terminus ante quem), anno a cui si riferisce la data consolare di una recensione di Flavio Eutropio, ricordata nei manoscritti. Controversa anche l'identificazione dell'imperatore a cui il testo si riferisce: Teodosio I, Valentiniano III o, forse più verosimilmente Teodosio II.
Successo postumo. L'opera fu enormemente celebre nel Medioevo e ne sono sopravvissuti oltre 200 manoscritti. Uno dei primi volgarizzamenti conosciuti risale al XIV secolo (attribuita a Bono Giamboni), e fu in seguito tradotta anche in inglese, francese, catalano, spagnolo, ceco e yiddish, ancora in epoca precedente all'invenzione della stampa. La prima edizione tipografica fu l'incunabulo stampato a Utrecht nel 1473, e ancora nel XV secolo seguirono edizioni a Colonia, Parigi, Roma e Pisa. Fu base dell'educazione militare fino a Carl Von Clausewitz e la conobbero Federico il Grande e Napoleone. Ha esercitato influenza anche in campo politico e letterario e fu apprezzata da Tommaso d'Aquino e da Niccolò Machiavelli. Nel libro "La via degli dei" di Harry Harrison viene citata come opera di riferimento per la costruzione delle macchine da guerra romane.
COMPLETO: sì